LA CENA DEL SIGNORE
Nel mondo cristiano la celebrazione della Santa Cena ha un grande significato: tramite questo rito si commemora il sacrificio di Gesù Cristo. I simboli del pane e del vino rappresentano il corpo e il sangue di Gesù, spezzato e versato sulla croce. Gesù istituì questa celebrazione durante l’Ultima Cena mentre celebrava la Pasqua ebraica, la notte prima della sua morte (Matteo 26:26-29; Marco 14:22-25; Luca 22:14-19). Tramite la Santa Cena il cristiano desidera rinnovare il patto con Dio, poiché questa cerimonia simboleggia la redenzione che Dio offre all’uomo e rievoca anche il battesimo con il quale riconosciamo che Gesù Cristo ci ha perdonati, riscattati e redenti, divenendo il nostro personale Signore e Salvatore. Tutti coloro che vogliono partecipare alla Santa Cena devono per prima cosa farsi un esame introspettivo e analizzare la propria condizione spirituale, e qualora non fossimo in pace con Dio o con gli uomini è necessario porvi rimedio. Dobbiamo sperimentare un sincero pentimento che ci porta a confessare le colpe e ci conduca alla riconciliazione, prima con Dio e poi con il nostro prossimo. I cristiani prima di accostarsi agli elementi del pane e del vino dovrebbero praticare la «lavanda dei piedi» (Gv 13:14), seguendo l’esempio che Gesù ci ha lasciato. La «lavanda dei piedi» ricorda l’umiltà, il servizio e il perdono ricevuto e dato; poiché la vita comunitaria cristiana richiede tolleranza, abnegazione, disponibilità e spirito di servizio oltre che perdono e riconciliazione vicendevole.
In questo studio vedremo:
1 - IL SIGNIFICATO DELLA SANTA CENA
A. Ricordo della liberazione dal peccato
Esodo 12:3-8 «Parlate a tutta l’assemblea d’Israele e dite: “Il decimo giorno di questo mese, ogni uomo prenda per se stesso un agnello, secondo la grandezza della famiglia del padre, un agnello per casa. Se poi la casa è troppo piccola per un agnello, ne prenda uno in comune col più vicino di casa, tenendo conto del numero delle persone; voi determinerete la quantità dell’agnello necessario, in base a ciò che ognuno può mangiare. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, dell’anno; potrete prendere un agnello o un capretto. Lo conserverete fino al quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta l’assemblea del popolo d’Israele lo ucciderà sull’imbrunire. Prenderanno quindi del sangue e lo metteranno sui due stipiti e sull’architrave delle case dove lo mangeranno. Ne mangeranno la carne arrostita al fuoco, quella stessa notte, la mangeranno con pane senza lievito e con erbe amare».
Così come la festa della Pasqua commemorava la liberazione dalla schiavitù d’Egitto, allo stesso modo la Cena del Signore ci ricorda la nostra liberazione dall’Egitto spirituale e dalla schiavitù del peccato. Il sangue dell’agnello pasquale che veniva spruzzato sugli stipiti delle porte, proteggeva dalla morte le persone che vi abitavano e il nutrimento dato dalla carne dell’agnello, che veniva consumato in quella notte, permetteva al popolo di Dio di avere le forze necessarie per uscire dall’Egitto (Es 12:3-8). Ugualmente, il sacrificio di Cristo porta la liberazione dalla morte: i credenti sono salvati prendendo parte al Suo corpo e al Suo sangue (Gv 6:54). La Cena del Signore, che viene celebrata nel nuovo patto, sostituisce la Pasqua che troviamo nell’antico patto. È Gesù Cristo stesso che istituisce questo rito, si servì dell’Ultima Cena per dare alla Pasqua ebraica un nuovo significato che diventerà un memoriale permanente per la chiesa nascente o per l’Israele spirituale del nuovo patto. La festa pasquale raggiunse il suo culmine e compimento quando Cristo, l’Agnello pasquale per eccellenza, dona la sua vita. I simboli propri della santa Cena affondano le loro radici nella celebrazione della Pasqua.
La festa di Pasqua
Quando Dio libera il Suo popolo dalla schiavitù egiziana, prima che iniziasse il suo esodo nel deserto, gli comanda di celebrare la Pasqua (Esodo 12:21-27). Questa festa è una delle principali festività dei Giudei e viene celebrata ogni anno nel 14° giorno del mese di Nisan, e questo perché avrebbero dovuto ricordarsi che il Signore li ha fatti uscire e liberati dalla schiavitù e dalle amare sofferenze nelle quali vivevano (Dt 16:1-8 ; Numeri 9:1 -14). Secondo le Scritture, in quella notte il Signore avrebbe colpito i primogenito d’Egitto, ma avrebbe risparmiato le case di coloro che avessero applicato il sangue dell’agnello sugli stipiti delle porte. L’angelo della morte, vedendo il segno del patto sarebbe passato oltre, risparmiando così la vita dei primogeniti. Questo è esattamente ciò che significa la parola Pasqua (Pesach): “passare oltre, salvare, proteggere”. Dio, quando ha mandato il suo giudizio nel paese d’Egitto ha protetto il Suo popolo ed è passato oltre a loro, salvandoli dalla morte. Il sacrificio dell’agnello pasquale e l’applicazione del sangue sugli stipiti della porta delle case (Esodo 12:11-13) è un’immagine che rievoca l’opera espiatrice di Gesù sulla croce. Per cui, tutti coloro per i quali Lui è morto, sono coperti dal Suo sangue e liberati dalla morte spirituale.
I simboli della Pasqua ebraica
La durata di Pesach è di sette giorni, dei quali i primi e gli ultimi due sono di festa solenne. Nei giorni precedenti la Pasqua è usanza presso gli ebrei ripulire la casa da qualsiasi sostanza lievitante o cibi lievitati, ed è assolutamente vietato cibarsi di questi. Questo perché quando furono liberati dalla schiavitù in tutta fretta, non ebbero il tempo di far lievitare il pane, per cui in questo periodo si mangia il pane azzimo, che è un pane non lievitato e scondito, ed è per questo che viene anche chiamata “festa degli azzimi”. Esodo 12: 15 «Per sette giorni mangerete pani azzimi. Nel primo giorno provvederete a rimuovere ogni lievito dalle vostre case, poiché chiunque mangerà pane lievitato, dal primo al settimo giorno, sarà reciso da Israele». Ogni gruppo familiare doveva separare un agnello, il primogenito del gregge e non doveva avere alcun difetto o macchia; inoltre, non doveva avere grandi dimensioni e doveva esser commisurato al numero dei componenti della famiglia, poichè doveva essere consumato tutto. Esodo 12: 4-5 «Se poi la casa è troppo piccola per un agnello, ne prenda uno in comune col più vicino di casa, tenendo conto del numero delle persone; voi determinerete la quantità dell’agnello necessario, in base a ciò che ognuno può mangiare. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, dell’anno; potrete prendere un agnello o un capretto. Lo conserverete fino al quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta l’assemblea del popolo d’Israele lo ucciderà sull’imbrunire».
L’agnello è simbolo di Cristo stesso, il quale è in Giovanni 1:29: «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!
Gesù è l’unico essere che è perfetto e senza peccato. 1Pietro 1:19 «ma col prezioso sangue di Cristo, come di Agnello senza difetto e senza macchia». Ebrei 1:6 E ancora, quando introduce il Primogenito nel mondo, dice: «E lo adorino tutti gli angeli di Dio». Quest’agnello doveva essere sacrificato prima del tramonto, esattamente come è morto il Signore. Matteo 27:46;50 «Verso l’ora nona, Gesù gridò con gran voce dicendo: “Elì, Elì, lammà sabactanì?”… E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito». L’agnello doveva essere arrostito e non doveva avere ossa spezzate (questa era una profezia messianica). Presso i romani si aveva l’usanza di accelerare la morte del condannato in croce spezzandogli le ossa, cosa che non avvenne per Cristo. Giovanni 19:36 «Queste cose infatti sono accadute affinché si adempisse la Scrittura: “Non gli sarà spezzato alcun osso”». Il pasto si componeva di pane azzimo e di erbe amare, simboli appunto della durezza e dell’amarezza della schiavitù. Qualora fosse rimasto qualche avanzo dell’agnello pasquale, si sarebbe dovuto bruciare il mattino seguente (Esodo 12:10).
2 - COME SI CELEBRA LA SANTA CENA?
Quali sono le tre fasi della Santa Cena, e qual è il loro significato?
1- Lavanda dei piedi. 2- Spezzare il pane. 3- Versare il vino.
La Santa Cena è la partecipazione ai simboli del corpo e del sangue di Gesù. Con questo rito si rinnova il patto fatto con Lui tramite il battesimo; partecipandovi proclamiamo la morte del Signore fino al Suo ritorno. Prima di partecipare alla Santa Cena è necessario farsi un esame di coscienza, seguito da un reale pentimento e dalla confessione dei peccati. Inoltre Gesù ordinò di celebrare la lavanda dei piedi che simboleggia la purificazione rinnovata e la volontà di servizio, sia dentro che fuori la chiesa con la stessa umiltà del Signore. Tutto questo serve per sancire la fratellanza, l’unità e l’amore reciproco fatto di perdono e gesti amorevoli.
Gesù prese del pane azzimo, «dopo aver detto la benedizione, lo ruppe e lo diede ai suoi discepoli» e disse: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Poi prese il calice della benedizione «e rese grazie» invitando: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati», «fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me.
Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga» (Mt 26:26-28; 1 Cor 11:24-26; 10:16). Dopo di questo, Il Signore prese un asciugatoio e si mise a lavare i piedi ai suoi discepoli, lasciandogli l’esempio da seguire. La cerimonia della lavanda dei piedi e la Santa Cena costituiscono il servizio della Comunione. Infatti, Cristo istituì entrambi i riti per aiutarci ad avere una speciale comunione con Lui e con il nostro prossimo. Andiamo ad analizzare le tre fasi nel dettaglio.
3 - PERCHÉ È IMPORTANTE FARE LA LAVANDA DEI PIEDI?
A. Perché la Santa Cena è preceduta dalla lavanda dei piedi?
Giovanni 13: 3-5 «Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani, e che egli era proceduto da Dio e a Dio ritornava, si alzò dalla cena e depose le sue vesti; poi, preso un asciugatoio, se lo cinse. Dopo aver messo dell’acqua in una bacinella, cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui era cinto».
I discepoli nutrivano una certa gelosia l’uno nei confronti dell’altro, stavano ancora contendendo su chi fosse il più grande nel regno di Dio (Lc 22:24; Mt 18:1; 20:21), e questo rammaricò il cuore di Gesù. Il ricercare una posizione di privilegio e l’orgoglio che li animava impediva ai discepoli di vedere le cose nella giusta prospettiva, e con questi sentimenti non si sarebbero di certo abbassati al punto di lavarsi i piedi reciprocamente. Come avrebbe potuto il Signore fargli capire che nel regno di Dio la vera grandezza consiste nell’umiltà e nel servizio amorevole? Gesù si alzò, prese l’asciugatoio del servo, versò l’acqua nella bacinella s’inginocchiò e cominciò a lavare loro i piedi. Al vedere quella scena i discepoli restarono sbalorditi; Pietro tentò persino di impedire al Maestro di svolgere quel compito. Giovanni 13: 8 Pietro gli disse: «Tu non mi laverai mai i piedi». Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non avrai nessuna parte con me». Il Signore del creato era chinato come un servo! Solo in quel momento realizzarono cosa volesse dire quel celato rimprovero, e provarono profonda vergogna. Quando Gesù ebbe terminato, ritornò al suo posto e disse: «Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato» (Gv 13:14-16). Questa cerimonia, che precede la celebrazione della Cena, richiede un esame di coscienza, una riflessione introspettiva, la confessione di peccato e una possibile riconciliazione, qualora si ha qualche contenzioso con qualcuno, in modo da non partecipare alla Cena «indegnamente» (1 Cor 11:27-29). Per questo scopo Gesù Cristo ha istituito il rito della lavanda dei piedi. Egli non solo dava ai discepoli l’esempio, ma dichiarava che avrebbero dovuto ripeterlo nello stesso identico modo, e aggiunse: «Se sapete queste cose, siete beati se le fate» (Gv 13:17).
Cosa ci insegna questo rito, qual è il suo significato?
1. Ci ricorda l’umiliazione di Cristo.
Il rito della lavanda dei piedi commemora l’umiliazione di Cristo, avvenuta tramite l’incarnazione. Benché Gesù avesse una posizione eccelsa e in gloria come quella del Padre, e nonostante fosse circondato, servito, onorato e osannato da miriadi di angeli: «spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini» (Fil 2:7). Il Suo è stato un gesto di grande umiltà, abbassarsi così tanto da divenire un uomo qualunque, un servo. Egli non è venuto per «essere servito ma per servire» (Mt 20:28). Gesù si è donato interamente, in modo generoso e amorevole, sapendo anche che la maggioranza lo avrebbe rifiutato, nonostante venisse per salvarli. Così facendo ha lasciato un esempio concreto che si è impresso nella mente dei suoi discepoli, i quali compreso appieno cosa vuol dire una vita spesa per il servizio e nell’umiltà. Cristo desidera che tutti coloro che si definiscono figli di Dio sperimentino la compassione, la tenerezza e l’amore reciproco, motivato dall’umiltà e da una sensibilità che ci sprona a servire il prossimo. Questo servizio fatto in umiltà ed ubbidienza non è mai un’umiliazione degradante o svilente, ma al contrario riempie di gioia il credente, che è consapevole che oltre a fare del bene a qualcuno sta servendo Cristo. Infatti Gesù disse: «In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me» (Mt 25:40).
2. Ci ricorda il patto fatto con Dio tramite il battesimo, ed è un rinnovo di quella purificazione.
La lavanda dei piedi è molto di più che lavarsi i piedi l’un l’altro. Tramite questo rito si rinnova il battesimo e il bisogno di una nuova purificazione. Quando Pietro si oppose a Gesù cercando di impedirgli di lavargli i piedi, gli disse: «Tu non mi laverai mai i piedi»… Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non avrai nessuna parte con me» (Gv 13: 8). Allora Pietro, sentendosi perduto ribatte:«Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo» (Gv 13: 9). Gesù gli risponde: «Chi è lavato tutto, non ha bisogno che di aver lavati i piedi; è purificato tutto quanto» (Gv 13:10). Se una persona si lava tutta quanta è pulita. Tuttavia, indossando i sandali i piedi si impolveravano e devono essere lavati nuovamente. Questa è una metafora del battesimo, poichè se una persona si “lava”, ossia si battezza è “pulita”, quindi salvata e senza peccato; però lungo il cammino della vita cristiana possiamo “impolverarci”, e i nostri “piedi” si sporcano nuovamente, delle impurità sono sopra di noi, ossia possiamo cadere nel peccato: ecco che abbiamo bisogno di una nuova ripulita. Così è stato per i discepoli, ma lo è anche per noi. I loro peccati sono stati rimossi tramite il battesimo, ma le tentazioni e una mente non completamente rinnovata dalla Spirito Santo li hanno indotti a manifestare orgoglio, gelosia, invidia a causa di cuori non completamente rigenerati, per via di peccati ancora presenti nella loro vita; per cui, non erano ancora pronti a entrare in una comunione più stretta ed intima con il loro Signore. Dobbiamo perciò, ritornare a Cristo e lasciare che la Sua grazia e la potenza dello Spirito Santo in noi porti via queste impurità. Ricordiamoci anche che il rito della lavanda è simbolico e, il passaggio dell’acqua sui piedi non ci purifica dai peccati; solo Cristo può farlo tramite lo Spirito Santo in noi. Per mezzo della lavanda dei piedi Cristo desidera prepararci a vivere una vera Santa Cena che è un’autentica e intima comunione con Lui.
3. Ci ricorda il perdono reciproco e la comunione fraterna.
Solo quando impariamo a perdonare il nostro prossimo possiamo sperimentare anche il perdono di Dio. «Se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6:14,15). Il perdono va esercitato con tutti, ma in special modo con i fratelli di chiesa; quando sorgono diverbi o contese sarebbe d’uopo fare la lavanda dei piedi proprio con quel fratello o sorella con i quali si ha un contenzioso. Quando l’atmosfera del perdono regna tra i membri di chiesa si dimostra che la purificazione, vero senso del rito, ha avuto luogo. Gesù dice: «Anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri» (Gv 13:14). Dobbiamo essere disposti a lavare i piedi all’altro, ma anche a farci lavare i piedi dall’altro. Con questo servizio esercitiamo la comunione fraterna nel perdono reciproco. Se non c’è purificazione, non c’è neppure la comunione. Coloro che desiderano vivere in comunione con Cristo parteciperanno a questo rito. Gesù ci esorta ad amare tutti, soprattutto quelli che sono diversi da noi, persino i nostri nemici. Dio non vuole che discriminiamo nessuno e non ci è permesso nutrire sentimenti di superiorità, invidia, egoismo, giustizialismo, né quant’altro. Il nostro stile di vita rifletterà il carattere di Cristo che ama tutti indistintamente, così anche noi siamo chiamati ad amare i nostri fratelli senza fare favoritismi o preferenze. Dobbiamo diventare piccoli, abbassarci e lavarci i piedi vicendevolmente, pensando anche al fatto che nell’eternità vivremo tutti insieme.
4 - COSA CI RICORDA LA SANTA CENA?
A. Gesù è il pane disceso dal cielo
Giovanni 6:35 Gesù disse loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete».
Gesù Cristo ha utilizzato diverse metafore per insegnare aspetti della Sua persona e dell’opera che è venuto a compiere. Ad esempio dice: «Io sono la porta» (Gv 10:7), «io sono la via» (Gv 14:6), «io sono la vera vite» (Gv 15:1), «io sono il pane della vita» (Gv 6:35); tutte queste e molte altre allegorie servivano ad illustrare delle verità più profonde. Gesù dopo aver sfamato miracolosamente più di 5.000 persone, fa una dichiarazione sorprendente: Giovanni 6:27«Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo». Il Signore sta spostando l’attenzione dei discepoli dal cibo come alimento fisico, che avevano appena consumato, ad uno spirituale: la Sua carne e del Suo sangue. Egli dice Giovanni 6:32,33 «Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo. Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo». Essi quindi risposero: «Signore, dacci sempre di questo pane» (Gv 6:34). Gesù vedendo che non capivano, disse: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete» (6:32-35). Gesù offre il Suo corpo e il Suo sangue per soddisfare la fame e la sete dei nostri bisogni (vv. 50-54).
Il pane che Gesù mangiò durante la Pasqua era azzimo e il frutto della vigna non era fermentato, poiché entrambi i simboli, lievito e fermentazione sono considerati simbolo del peccato (1 Cor 5:7,8). Ed è per questo che solo il pane senza lievito può rappresentare il corpo innocente di Cristo, come il frutto della vigna, cioè il succo d’uva, può simboleggiare l’immacolata perfezione del sangue purificante del Salvatore. Gesù Cristo ci esorta a prendere questi simboli per la nostra salvezza eterna, infatti disse: «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6:53,54). Ma cosa vuol dire: “Mangiare la carne di Cristo?”. Vuol dire assimilare la Sua Parola quotidianamente, i credenti si nutrono di Cristo e dei Suoi insegnamenti che sono contenuti nella Bibbia, assimilando la Sua Parola grazie all’opera dello Spirito Santo. Matteo 4: 4 «Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio». Partecipando al servizio della comunione otteniamo una rivitalizzazione della nostra vita spirituale, riacquistiamo nuove forze e vigore, siamo ricolmi di gioia; con questa rinnovata carica ci impegniamo a servire Cristo e la Sua Chiesa ed ecco perché la Santa Cena è molto più che un semplice pasto commemorativo. Ma cosa vuol dire: “Bere il suo sangue?”. Vuol dire accettare il Suo perdono, la salvezza eterna che è gratuita. Gesù alzando il calice annuncia il nuovo patto ai suoi discepoli, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati» (Mt 26:27,28; cfr. Lc 22:20). Dunque, la Santa Cena è un memoriale per ringraziare il Signore per il sigillo dell’eterno patto di grazia.
B. Unità e comunione con Cristo e con la Chiesa.
1 Corinzi 10:17 «Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell’unico pane»
La partecipazione di tutti i credenti alla Santa Cena contribuisce all’unità e alla stabilità della Chiesa stessa, dimostrando vera comunione con Cristo e vera fratellanza, poiché nel perdono vicendevole si rinsaldano i rapporti e si dimenticano le offese o le dispute, anche perchè il corpo di Cristo non può essere diviso ma unito. L’apostolo Paolo afferma: «Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse la comunione con il sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo? Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell’unico pane» (1 Cor 10:16,17). Tutti i credenti sono “pezzi” che provengono da un’unica forma di pane, così tutti i credenti che prendono parte al rito di comunione sono uniti a Cristo. Nel partecipare a questo rito, i cristiani sono uniti e appartengono ad un’unica grande famiglia, il cui capo è Cristo. Se nel mondo ci sono molte cose che ci dividono o separano, nella chiesa, ma soprattutto in Cristo tutto concorre a unirci in amore e fratellanza.
C. Anticipazione del secondo avvento.
1 Corinzi 11:26 «Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga»
Il rito della Santa Cena unisce la croce e il regno di Dio. Collega il passato con il futuro, gettando un ponte tra il sacrificio del Salvatore e la Sua seconda venuta. Tramite questa celebrazione si collega il momento in cui la salvezza è stata ottenuta, al momento in cui tale salvezza sarà effettivamente visibile e vissuta dai redenti nell’eternità. Gesù Cristo ci ha lasciato una promessa: «Da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio» (Mt 26:29). Questa promessa è profetica, poichè si realizzerà nuovamente la celebrazione della comunione con il nostro Salvatore nel nuovo regno. Ci sarà una grande festa che la Bibbia descrive come: «cena delle nozze dell’Agnello» (Ap 19:9). In attesa che questo evento abbia luogo, Cristo ci esorta: «I vostri fianchi siano cinti, e le vostre lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando tornerà dalle nozze, per aprirgli appena giungerà e busserà. Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà vigilanti! In verità io vi dico che egli si rimboccherà le vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli» (Lc 12:35-37). Questo è l’evento finale tanto atteso da tutti i Suoi figli e preannunciato dalla Cena del Signore: la gioia della gloria futura e la comunione con Cristo nel Suo regno eterno.
5 - CHI VI PUÒ PARTECIPARE?
A. Quali requisiti servono per poter partecipare al rito?
1 Corinzi 11:27 «chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore» .
Questa cerimonia è riservata ai credenti cristiani possibilmente battezzati, per tanto i bambini non posso partecipare a questa funzione; meglio aspettare un’età dove si ha consapevolezza del rito. La Bibbia istruisce i credenti a non celebrare la Santa Cena con leggerezza o senza un’adeguata riverenza, poiché celebrare il rito «indegnamente» equivale ad accostarsi agli elementi con un’attitudine non appropriata o in modo inconsapevole di quello che andiamo a fare. Dio non vuole che partecipiamo in modo formale o ritualistico senza una fede vivente nel sacrificio espiatorio di Cristo. Chiunque mangia e beve in modo indegno, mangia e beve un «giudizio contro se stesso», poiché «non discerne il corpo del Signore» (v. 29). I simboli consacrati rappresentano la morte di Cristo e come tali non vanno trattati con superficialità o solo per commemorare un evento storico o una data a calendario. Questo momento ci ricorda molto di più, poiché ci rammenta quanto il peccato è costato a Dio e ciò che l’uomo deve al suo Salvatore per la Sua morte espiatoria al nostro posto. In vista di queste evento, Paolo consiglia al credente di «esaminare se stesso» prima di partecipare alla Cena del Signore (v. 28). La preparazione consiste nel farsi un esame di coscienza e confessare i propri peccati; inoltre siamo chiamati a riparare eventuali relazioni interrotte, soprattutto con i fratelli di chiesa. Questo sguardo introspettivo è un compito personale e nessuno può farlo per noi. Ciò che ci rende adatti a partecipare al rito della santa Cena è la condizione del cuore e il desiderio di una vera consacrazione a Cristo. Tramite il rito noi riconosciamo per fede che siamo stati perdonati e salvati per grazia. Il credente si impegna a camminare con Cristo e per Cristo, nonostante le varie cadute lungo il percorso della vita cristiana, le quali vengono cancellate proprio con il partecipare alla Santa Cena. Il rito serve a riconciliarsi con Dio e con il prossimo, purifica la coscienza e riabilita coloro che si sono allontanati.
6 - IMPLICAZIONI PRATICHE
IMPLICAZIONI PRATICHE:
Non devo mai dimenticare che la Santa Cena è la partecipazione ai simboli del corpo e del sangue di Gesù come espressione di fede in Lui, mio Signore e Salvatore. Pertanto prima di prendervi parte devo dedicare un tempo nel quale consacrarmi: facendo un esame introspettivo del mio percorso di fede, e qualora ci fossero dei punti oscuri, devo confessare il peccato e riparare all’errore per quanto possibile, soprattutto se ci sono relazioni interrotte. In questa esperienza di comunione il Cristo è presente nella Sua Chiesa per fortificare il popolo e ricordarci di camminare uniti e in pace. Ogni volta che partecipo alla Santa Cena sto proclamando la morte del Signore e il Suo glorioso ritorno.
DECISIONI:
Decido di prendervi parte ogni volta che viene celebrata.
Decido di fare un esame di coscienza prima di prendervi parte.
Decido di parlare ad altri di questo solenne rito, per far conoscere loro il significato della vera Pasqua.
Decido di condividere questo link, per diffondere le verità apprese e per aiutare altri a incontrare Gesù Cristo.
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