Ognuno dei quattro Vangeli riporta la chiamata dei primi discepoli di Gesù, i quali non vengono chiamati tutti nello stesso momento ma in contesti diversi; pertanto la sequenza in cui i discepoli furono chiamati e l’ordine in cui i loro nomi sono riportati negli elenchi variano a seconda del racconto. In Matteo 4:18-22 e Marco 1: 16-20, vediamo che i primi discepoli a essere chiamati sono elencati in questo modo: Simon Pietro e Andrea Giacomo e Giovanni. Anche Luca 5:4-11 elenca i primi discepoli come Simon Pietro, Giacomo e Giovanni. Mentre Giovanni 1:35-51 racconta i primi incontri di Gesù con questi uomini: Andrea e un uomo senza nome, che quasi certamente è lo stesso Giovanni, che non si nomina mai nel suo vangelo. Simon Pietro, Filippo, Natanaele (chiamato anche Bartolomeo).
1- LA CHIAMATA DI PIETRO-ANDREA- GIACOMO - GIOVANNI
Matteo 4: 18 -22 «Or Gesù, camminando lungo il mare della Galilea, vide due fratelli: Simone detto Pietro e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete nel mare, poiché erano pescatori; e disse loro: «Seguitemi e io vi farò pescatori di uomini». Or essi, lasciate prontamente le reti, lo seguirono. E, proseguendo il cammino, vide due altri fratelli: Giacomo, il figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello, nella barca con Zebedeo loro padre, i quali riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi, lasciata prontamente la barca e il padre loro, lo seguirono».
Il primo incontro con Pietro e suo fratello Andrea ebbe luogo a Gerusalemme, come riportato nel Vangelo di Giovanni 1:35-42. Mentre, il secondo incontro avvenne nei pressi del mare della Galilea, come menziona Matteo in questo brano. In questo episodio il Signore invita i due fratelli a seguirlo, e poco dopo abbiamo anche la chiamata di altri due fratelli: Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, i quali non esitarono neanche un secondo a lasciare le reti per seguirlo.
Gesù è intento a camminare lungo il mare di Galilea, mentre spuntava l’alba, quando vide i discepoli sulle barche che rientravano stanchi e avviliti per una notte di pesca infruttuosa. Gesù vide anche la folla che cominciava a raccogliersi intorno a lui, allora il Signore vedendo che erano in tanti e che veniva incalzato da ogni lato, salì sulla barca di Pietro e gli chiese di allontanarsi un po’ dalla riva. Anche perché, così facendo tutti potevano vederlo e udirlo meglio. Gesù cominciò a predicare alla gente, e con questo episodio si compiva una profezia, la quale diceva: «Il paese di Zabulon, il paese di Neftali, sulla riva del mare, la regione al di là del Giordano, la Galilea dei gentili, il popolo che giaceva nelle tenebre ha visto una grande luce, e su coloro che giacevano nella regione e nell’ombra della morte, si è levata la luce». Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino!» (Matteo 4: 15-17).
Alla fine del suo discorso Gesù si rivolse a Pietro e lo invitò a prendere il largo e a gettare la rete. Ma Pietro era scoraggiato, perché per tutta la notte non aveva preso nulla. Ma poiché Gesù lo aveva detto, Pietro esegue l’ordine. Luca 5:5 E Simone, rispondendo, gli disse: «Maestro, ci siamo affaticati tutta la notte e non abbiamo preso nulla; però, alla tua parola, calerò la rete». Come Pietro vide il miracolo della rete piena di pesci viene sopraffatto dall’amore e dalla misericordia del Maestro, tanto da sentirsi indegno di stare alla Sua presenza. Mentre i suoi compagni vuotavano le reti, Pietro cadde ai piedi del Salvatore esclamando: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore” (Luca 5:8).
Tutti noi, quando ci troviamo di fronte al Signore, con le nostre bassezze, debolezze e peccati, proviamo un senso di vergogna e d’indegnità. Questi sono i sentimenti che provano tutti coloro che hanno il privilegio di vedere il Signore, quando opera nelle loro vite. La grandezza e la maestà di Dio di fronte alle miserie umane sono un paragone insostenibile e chiunque vorrebbe andar a nascondersi; ma Dio, che è ricco in bontà e misericordia ci chiama sé, così come siamo e ci abilita a compiti specifici. Ed è quello che successe a Pietro, quando disse a Gesù: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Però, l’apostolo rimase aggrappato ai piedi del Cristo, sentendo che non poteva separarsi da lui. Infatti il Signore gli rispose: “Non temere: da ora innanzi sarai pescatore d’uomini”. Luca 5:10. Pietro fu chiamato a lavorare per Gesù, e fino a quel momento nessuno dei discepoli aveva seguito il Signore a tempo pieno. Il Salvatore li chiamava ad abbandonare completamente il loro lavoro e a seguirlo, ed è quello che Pietro fece, e come raggiunsero la sponda, Gesù disse agli altri tre discepoli: “Seguitemi, ed io farò di voi dei pescatori d’uomini” (Marco 1:17). Ed essi lasciarono tutto e lo seguirono a tempo pieno.
2 - LA CHIAMATA DI FILIPPO E NATANAELE
Giovanni 1:43 «Il giorno seguente, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo, e gli disse: “Seguimi”».
Giovanni 1:45,46 Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazareth, figlio di Giuseppe». Natanaele gli disse: «Può forse venir qualcosa di buono da Nazareth?» Filippo gli rispose: «Vieni a vedere».
Il Signore nel dirigersi verso il nord, all’interno della Galilea incontrò Filippo che era di Betsaida, che poi è la stessa città di provenienza di Andrea e Pietro e lo invitò a essere un Suo discepolo dicendogli semplicemente: “Seguimi!”. Ed anche Filippo, come Andrea vuole condividere la propria gioia con qualcun altro, quindi andò da Natanaele e quando l’ebbe trovato gli comunicò la prorompente notizia, ossia che aveva trovato il Messia del quale parlavano le Scritture: Gesù di Nazareth. Natanaele all’udire Filippo ha qualche perplessità, poiché Nazareth era una città malfamata e disprezzata, gli sembrava impossibile che il Messia potesse venire da un luogo così. Filippo non protestò, non si lasciò trascinare dalle polemiche e si limitò a dirgli: “vieni a vedere di persona!”. Ed è questo è il giusto atteggiamento che ogni vero cristiano dovrebbe avere, purtroppo a volte ci perdiamo più in chiacchiere inutili o in dispute teologiche o dottrinali invece che in dimostrazioni pratiche. Gesù nella Sua onniscienza aveva profetato su Natanaele, dicendo che questi era un vero Israelita in cui non vi era frode o inganno.
Giovanni 1:47-49 Gesù vide Natanaele che gli veniva incontro e disse di lui: «Ecco un vero Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli chiese: «Da che cosa mi conosci?» Gesù gli rispose: «Prima che Filippo ti chiamasse, quando eri sotto il fico, io ti ho visto». Natanaele gli rispose: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele».
Il Signore aveva dato a Natanaele prova della Sua messianicità, definendo il suo carattere e perché l’aveva visto quando nessun altro poteva vederlo. Queste parole furono sufficienti a Natanaele per capire che Lui era veramente il Messia, gli credette senza esitazione. Inoltre, Gesù gli promise che avrebbe visto cose maggiori di queste, come vedere gli angeli salire e scendere dal cielo. Anche se i Vangeli ci narrano solo alcuni sporadici episodi nei quale i discepoli descrivono gli angeli con il Messia durante la Sua permanenza terrena, però non sappiamo se videro realmente il salire e scendere di angeli lungo tutto il ministero di Cristo; quello che però sappiamo di certo e che, dopo tutto, qualcosa di buono è davvero venuto da Nazareth.
3 - LA CHIAMATA DI MATTEO LEVI
Dopo circa sei mesi abbiamo la chiamata a Matteo, detto anche Levi il pubblicano, che troviamo in Matteo 9:9-13; Marco 2:13-17; Luca 5:27-32.
Marco 2:13 -14 «Gesù uscì di nuovo lungo il mare e tutta la folla veniva a lui, ed egli li ammaestrava. Nel passare vide Levi figlio di Alfeo, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, alzatosi, lo seguì».
Mentre il Signore predicava in riva al mare, vide Levi il pubblicano seduto al banco delle imposte intento a riscuotere le tasse per conto di Roma. I pubblicani erano le persone più odiate e disprezzate dagli ebrei, poiché venivano considerati degli infami e traditori della nazione. I pubblicani erano visti come uno strumento dell’oppressione romana, poiché nell’estorcere il denaro ai loro connazionali, si trattenevano una parte per i loro interessi, arricchendosi a spese dei loro fratelli. I pubblicani venivano considerati tra le persone più spregevoli, la feccia della società al pari delle prostitute; ed è a questa categoria di persone che appartiene Levi Matteo, figlio d’Alfeo. Gesù si avvicinò a questo pubblicano e gli disse: “Seguimi”! Matteo provò stupore a quelle parole del Maestro, ma senza esitare un solo secondo, si alzò e lasciata ogni cosa, si mise a seguirlo. La chiamata rivolta a Matteo, fece sorgere una grande indignazione, ma come poteva un Maestro religioso scegliere come Suo discepolo un pubblicano? I farisei giudicavano Matteo in base al suo lavoro di esattore, mentre Gesù vide in quell’uomo un cuore aperto alla verità. Da queste poche righe possiamo apprendere un’importante lezione, che è quella di ubbidire alla chiamata di Gesù, subito e senza discutere. Quando il Signore ci parla, dobbiamo metterci all’ascolto della Sua voce ed eseguire i Suoi comandi senza esitazioni. Giovanni 10:27 «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco, ed esse mi seguono». A volte, l’ubbidienza potrà sembrare un gran sacrificio, ma nell’eternità non la considereremo più come tale. Il missionario e martire Jim Elliot sosteneva che “non è uno stupido chi dà ciò che non può tenere per guadagnare ciò che non può perdere”. Matteo aveva ascoltato gli insegnamenti del Salvatore e, tramite lo Spirito di Dio prese coscienza delle sue colpe, cercò il Suo perdono e Gesù si fece trovare, anzi, lo andò a cercare; poiché Gesù disse: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele» (Matteo 15:24).
Matteo 9:13 Perché io non sono venuto per chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori».
4 - COME ESSERE UN VERO DISCEPOLO
La Bibbia non ci fornisce informazioni dettagliate sulla chiamata degli altri cinque discepoli, che sicuramente erano parte del folto gruppo di persone che seguiva Gesù fin dall’inizio del Suo ministero. Quello che la Bibbia ci dice e che, dopo una notte di preghiera solitaria, Gesù nominò i Suoi dodici discepoli, che troviamo in Luca 6:12-16 e che chiamò apostoli. Gesù, non ha mai smesso di chiamare le persone a seguirlo, anche oggi chiama uomini e donne a lasciare le proprie occupazioni per seguirlo a tempo pieno, facendoli divenire pastori e guide delle varie comunità. Ma non chiama solo questi, chiama tutti a seguirlo, perché chiunque può essere un seguace di Gesù in forma differente. La cosa sorprendente è che, Egli chiama esseri imperfetti e peccatori, con o senza cultura e con i vari problemi che la vita ci mette davanti, esattamente come lo erano i discepoli del Suo tempo. Quello che è incoraggiante sapere e che non dobbiamo essere dei supereroi dotati di grandi capacità o persone infallibili o perfette, affinché Lui possa servirsi di noi. Sappi che, qualunque sia la tua posizione sociale, la tua cultura, la tua professione, le tue attitudini o talenti, Egli si servirà di te, ma solo se tu lo vorrai.
La presenza del Maestro nella nostra vita ci rafforzerà la fede e ci procurerà gioia e successo. Quando la nostra vita o il nostro lavoro sembrano infruttuosi, e siamo inclini allo scoraggiamento e alle lamentele, dobbiamo imparare a confidare nella potenza di Gesù Cristo in nostro favore. Colui che con la sua parola ha radunato i pesci del mare dentro una rete, può compiere qualsiasi cosa anche per noi. Quando lavoriamo per e con Gesù, sotto la sua direzione, ci stupiremo e meraviglieremo sempre della Sua gloriosa manifestazione e della potenza con la quale cambia la realtà intorno a noi. Se Satana viene per abbatterci, scoraggiarci e distruggerci, la presenza di Cristo ci sostiene, ci incoraggia e ricostruisce o ripristina qualsiasi disastro o problema causatoci dal nemico. Gesù viene sempre per infondere fede e speranza in Lui, e non in noi o in quello che possiamo fare. Il Salvatore non chiamò i notabili e sapienti del suo tempo perché erano troppo egoisti e sicuri di sé per diventare suoi umili collaboratori. Il fanatismo e il prestigio sociale impediva loro di lasciarsi ammaestrare dal Cristo. Il Signore cerca strumenti docili, capaci di trasmettere ad altri il Suo Amore, la Sua grazia e le Sue cure. La prima cosa che deve imparare chi vuole collaborare con Dio è quella di rinunciare al proprio io, e di lasciarsi guidare dal Signore, solo così si può diventare partecipi del carattere del Cristo e veri discepoli.
Galati 2:20 «Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me».
Quando i dodici discepoli uscirono dalla scuola del Salvatore non erano più uomini ignoranti, incolti e incapaci. Essi divennero simili al Maestro nel modo di pensare e di agire, e chi li guardava si rendeva conto che erano stati con Gesù. I discepoli ebbero il grande privilegio, durato tre anni, di vivere in contatto quotidiano con Gesù, fonte di ogni bene. Giovanni, il discepolo prediletto, attestò di quella vita meravigliosa. 1Giovanni 1:2 e la vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che è stata manifestata a noi. Dio è pronto a trasformare e benedire la vita di tutti coloro che sono docili e ubbidienti. Non ci sono limiti all’azione di Dio in coloro che, avendo messo da parte il proprio io, si lasciano guidare e trasformare dallo Spirito Santo, affinché possa agire nella loro mente e cuore. Dio chiama anche oggi uomini e donne così come sono e li forma e trasforma per il Suo servizio, capacitandoli con doni e talenti soprannaturali. Chiunque si mette al servizio del Cristo è vivificato dalla potenza dello Spirito Santo in lui, e porterà inevitabilmente frutti abbondanti alla gloria di Dio. La storia è piena di testimonianze di uomini molto colti che hanno ricevuto preziose lezioni da umili cristiani che il mondo considerava ignoranti o inutili.
Alcune caratteristiche del vero discepolo
1. Chiamata personale. Gesù chiamò i Suoi discepoli in modo diretto e personale (Matteo 4:18-22). Questo evidenzia che, per essere dei veri discepoli di Gesù Cristo è indispensabile aver sentito la chiamata di Gesù, non può essere solo un’iniziativa umana. Il discepolo rispondere al comando: “Seguimi” (Matteo 9:9) in modo affermativo e tempestivo.
2. Trasformazione e somiglianza a Cristo. Seguire Gesù implica una radicale trasformazione di vita, che significa abbandonare la vecchia vita peccaminosa, per camminare con Lui in novità di vita. Comporta un impegno totale che include la rinuncia a sé stessi e un cambiamento radicale delle proprie priorità (Matteo 16:24-26). Questa trasformazione avviene tramite la Parola di Dio (Giovanni 17:17) e l’azione dello Spirito Santo (Tito 3:5).
3. Vivere come Lui. Lo scopo del discepolato è conformarsi all’immagine di Cristo e avere il Suo carattere (Romani 8:29). I discepoli non soltanto imparavano le parole di Gesù, ma osservavano anche come Egli parlava, viveva, agiva e pregava. Anche noi dobbiamo parlare, agire e vivere come Gesù. Dobbiamo prenderci un tempo di preghiera e meditazione della Bibbia giornaliero.
4. Servizio. Come Gesù sfamava le folle, guariva e liberava gli indemoniati. Anche noi siamo chiamati a fare altrettanto. Marco 6:37 Ma egli rispose: «Date loro voi da mangiare». Matteo 10:8 Guarite gli ammalati, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Siamo chiamati a visitare gli ammalati, i carcerati, a prenderci cura dei senzatetto, orfani, vedove, chi è vittima di abusi e dipendenze varie, e molte altre attività caritatevoli.
5. Testimonianza. Il discepolato include il mandato di fare altri discepoli per il Signore Gesù. Il Signore comandò ai Suoi seguaci di “andare e fare discepoli tutti i popoli” (Matteo 28:19, 20), insegnando loro a osservare tutto ciò che Egli aveva comandato. Questo processo non si limita a un insegnamento superficiale, sporadico o peggio ancora quando ne ho voglia, deve essere uno stile di vita. Siamo chiamati a predicare il Vangelo di Cristo sempre e a chiunque incontriamo sul nostro cammino, dobbiamo guidare altri alla conoscenza delle vere dottrine e all’ubbidienza alla Parola di Dio.
6. Comunione. Nel Nuovo Testamento, il discepolo non vive la sua esperienza di fede isolato, ma al contrario la vive e svolge all’interno della comunità dei credenti. Infatti, i credenti sono chiamati a sostenersi a vicenda (Ebrei 10:24, 25) e a crescere insieme come corpo di Cristo, che è la chiesa (Efesini 4:11-16).
5 - CONCLUSIONE
Quando Gesù ti incontrerà, cosa gli risponderai se ti dice: “Seguimi”? Risponderai come Matteo il pubblicano, che ha lasciato ogni cosa per seguirlo o gli dirai: non ora, forse dopo, oppure declini l’invito? Matteo, non ci ha pensato un secondo, non ha perso tempo, si è alzato e lo ha seguito subito. Il pubblicano ha abbandonato un lavoro tradizionalmente disonesto, ma molto redditizio, per diventare immediatamente un discepolo di Gesù. Matteo chiuse una porta, ma gli si è spalancato un portone; anche se è vero che perse un reddito cospicuo, però trovò onore, rispetto e riacquistò dignità. Perse delle certezze e delle sicurezze, ma è anche vero che si imbarcò in un’avventura meravigliosa che non avrebbe mai osato immaginare o sognare. La ricompensa di Matteo, oltre a divenire uno dei dodici e ricevere l’onore di scrivere il Vangelo che reca il suo nome, ha un posto nel regno di Dio affianco a Gesù. Matteo 19:28 «E Gesù disse loro: «Io vi dico in verità che nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, anche voi, che mi avete seguito, sarete seduti su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele». E questa è stata anche l’esperienza di Pietro, Andrea suo fratello, ma anche di Giacomo e Giovanni che hanno lasciato le loro reti per seguire il Maestro e di tutti gli altri discepoli. Fai in modo che diventi anche la tua di esperienza. Quando Gesù ti chiederà di seguirlo, non è detto che ti chieda anche di abbandonare il tuo lavoro, i tuoi sogni o aspirazioni. Ma di certo ti chiederà di abbandonare il peccato e cambiar vita! Ti chiederà di essere il tuo Dio e il Signore della tua vita. Egli in cambio ti offre la vita eterna nel Suo regno. E tu, cosa vuoi fare? Resti comodo nella tua posizione o ti alzi e segui il Maestro? Quello che è importante è che rispondi in modo affermativo. Serve che ti arrendi a Lui e che gli consacri la tua vita. La chiesa è chiamata corpo di Cristo, proprio perché è composta da molti membri che hanno detto di sì al Maestro. Il Signore ti ha preparato un posto nella Sua chiesa, ti chiama a occupare il tuo posto e a svolgere il tuo servizio nella chiesa.
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