1- CIRCONCISONE E PRESENTAZIONE
Luca 2: 21-24 «E quando furono trascorsi gli otto giorni dopo i quali egli doveva essere circonciso, gli fu posto nome Gesù, il nome dato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. Quando poi furono compiuti i giorni della purificazione di lei secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà chiamato santo al Signore», e per offrire in sacrificio, come è detto nella legge del Signore, un paio di tortore o due giovani colombi».
Giuseppe e Maria fecero subito ritornano a Nazaret, rimasero a Betlemme giusto il tempo per adempire a quanto previsto dalla Legge mosaica, ossia al rito della circoncisione che doveva avvenire nell’ottavo giorno di vita, così come Dio aveva comandato ad Israele (Levitico 12:2,3). La circoncisione era un segno del patto che Dio fece con Abramo; inoltre, in quello stesso giorno, secondo la tradizione giudaica veniva dato il nome al nascituro. Il piccolo venne chiamato Gesù (YHWH salva), proprio come indicato dall’angelo Gabriele. La legge esigeva non solo che Gesù fosse circonciso, ma che fosse anche presentato a Dio in quanto primogenito. Esodo 13: 1,2 «L’Eterno parlò a Mosè, dicendo: “Consacrami ogni primogenito, quello che apre il grembo tra i figli d’Israele, tanto di uomini che di animali; esso mi appartiene”». Contestualmente a questo doveva avvenire la purificazione di Maria, che, come previsto dalla Legge, doveva avvenire quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, in quanto maschio; se fosse nata una femmina la purificazione avveniva con un tempo di attesa maggiore. Levitico 12: 5 «Se invece partorisce una bambina, sarà impura due settimane come al tempo delle sue mestruazioni; e resterà sessantasei giorni a purificarsi del sangue».
Generalmente, la coppia di genitori che andava al Tempio per la presentazione e la purificazione doveva portare con se un agnello per l’olocausto e un giovane piccione o una tortora, come sacrificio per il peccato. Però, se fossero stati privi di mezzi e non potessero permettersi questo, potevano portare un paio di tortore o due giovani colombi. Levitico 12: 6-7 «Quando i giorni della sua purificazione sono compiuti, sia che si tratti di un figlio o di una figlia, porterà al sacerdote, all’ingresso della tenda di convegno, un agnello di un anno come olocausto e un giovane piccione o una tortora, come sacrificio per il peccato. Poi il sacerdote li offrirà davanti all’Eterno e farà l’espiazione per lei; ed ella sarà purificata dal flusso del suo sangue. Questa è la legge relativa alla donna che partorisce un maschio o una femmina».
Il fatto che Maria non portasse un agnello, bensì soltanto due giovani colombi, ci fa comprendere che la famiglia di Gesù era povera. Giuseppe e Maria si incamminano verso Gerusalemme che distava 10 chilometri da Betlemme, per compiere il rito della presentazione e della purificazione. Dio, come già accennato aveva decretato che tutti i primogeniti gli appartenessero, essendo destinati a formare una classe sacerdotale, che in seguito destinò alla sola tribù di Levi: essi ebbero il compito del sacerdozio (Esodo 28:1-2). Quindi i genitori dovevano “riacquistare o riscattare” il figlio primogenito per la somma di cinque sicli, e questo avveniva in occasione della presentazione del bambino al Signore. Numeri 18:16 «E quelli che devono essere riscattati li riscatterai all’età di un mese, secondo il tuo estimo, per cinque sicli d’argento…».
2 - SIMONE E ANNA
Luca 2: 25-35 «Or ecco, vi era a Gerusalemme un uomo chiamato Simeone; quest’uomo era giusto e pio e aspettava la consolazione d’Israele; e lo Spirito Santo era su di lui. E gli era stato divinamente rivelato dallo Spirito Santo, che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. Egli dunque, mosso dallo Spirito, venne nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù, per fare a suo riguardo quanto prescriveva la legge, egli lo prese tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora, Signore, lascia che il tuo servo muoia in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza che tu hai preparato davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». E Giuseppe e la madre del bambino si meravigliavano delle cose che si dicevano di lui. Poi Simeone li benedisse e disse a Maria sua madre: «Ecco, costui è posto per la caduta e per l’innalzamento di molti in Israele e per essere segno di contraddizione, e a te stessa una spada trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
Simeone, uomo giusto (dikaios) e timorato di Dio (eulabes– devoto), si reca al tempio, poiché fu divinamente avvistato dallo Spirito Santo che non avrebbe visto la morte senza aver visto prima il Cristo (Messia), che Dio aveva promesso di mandare. Salmo 25:14 «Il segreto del Signore è rivelato a quelli che lo temono». A differenza dei capi religiosi, Simeone aspettava la consolazione d’Israele, cioè il Messia che avrebbe soccorso e liberato Israele; ma non un liberatore politico come molti si aspettavano, ma spirituale, ossia Colui che avrebbe riscattato e redento l’umanità. L’anziano profeta si avvicina a Giuseppe e Maria, e come prese Gesù tra le sue braccia, lo benedisse e pronunciò un cantico di lode e adorazione. Ora che Simone vide con i suoi occhi l’adempimento della profezia, era pronto a morire. Il profeta benedisse i genitori, poi parlò profeticamente a Maria. La profezia di Simeone consta di quattro parti:
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“Il bambino era posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele”. L’ingresso di Gesù nel mondo avrebbe diviso l’umanità in due schiere: salvati e perduti. Tutti gli impenitenti, i malvagi, gli arroganti, gli increduli, gli idolatri, etc., sarebbero caduti, e questo vuol dire che tutti coloro che non si ravvedono dai loro peccati, cambiando stile di vita, non si possono salvare, quindi si autocondannano ad eterna punizione. Invece, quelli che accettano Gesù come loro Signore e Salvatore, si umiliano e pentono dei propri peccati, saranno rialzati (portati in alto) e quindi salvati.
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“Il bambino era posto… come segno di contraddizione”. La presenza di Gesù sulla terra costituiva una tremenda riprensione per il peccato e per gli empi; i quali, invece di accoglierlo lo respinsero e rigettarono. Il Messia tanto atteso, che era venuto per salvarli fu ripudiato e crocifisso: una vera contradizione!
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“…e a te stessa una spada trafiggerà l’anima”. Simeone predisse l’afflizione che avrebbe colto Maria, un dolore enorme avrebbe inondato il suo cuore; come poi avvenne nel vedere morire suo figlio in una tremenda agonia, inchiodato alla croce (Gv 19:25).
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“…affinché i pensieri di molti cuori siano svelati”. Quello che siamo realmente non può restare nascosto per sempre, arriverà il giorno in cui renderemo conto di ogni nostra azione e pensiero. Il modo in cui ognuno di noi risponde alla chiamata del Salvatore è la prova dei nostri reali pensieri e dei nostri sentimenti che proviamo per Lui.
Luca 2: 36 – 39 «Vi era anche Anna, una profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser, la quale era molto avanzata in età, avendo vissuto dopo la sua verginità sette anni con il marito. Ella era vedova e, sebbene avesse ormai ottantaquattro anni, non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta ella pure in quel momento, lodava il Signore e parlava di quel bambino a tutti coloro che aspettavano la redenzione in Gerusalemme. Ora, quando ebbero compiuto tutto quello che riguardava l’osservanza della legge del Signore, ritornarono in Galilea, nella loro città di Nazaret».
Simeone non era il solo che aspettava di vedere il Salvatore promesso, oltre a lui c’era un’altra persona, la profetessa Anna, la quale aveva 84 anni ed era una donna molto devota e consacrata. Questa donna apparteneva alla tribù di Ascer (che significa: “beato e benedetto”), una delle dieci tribù condotte in esilio dagli Assiri nel 721 a.C. Essendo Anna una profetessa, riceveva continue rivelazioni divine e serviva Dio in qualità di Suo portavoce. Il ruolo di profeta nella Bibbia è prettamente maschile, anche se vi sono diverse figure femminile ad aver ricoperto questo incarico, infatti troviamo: Miriam (Esodo 15:20), Debora (Giudici 4:4) e Culda (2 Re 22:14). Inoltre, la tradizione rabbinica include anche: Sara, Abigail, Anna (madre di Samuele) e Ester. Poi vi è anche la moglie di Isaia, ma su questa persona i pareri sono discordanti, e per finire vi sono le quattro figlie di Filippo (Atti 21:9). Come Anna, figlia di Fanuel, ebbe visto il bambino, la lode ed il ringraziamento furono sulla sua bocca, e ben presto si mise a testimoniare del Redentore promesso, parlando di Gesù a tutti coloro che aspettavano la redenzione. Anna, frequentava fedelmente il tempio dal quale non si assentava mai, adorando con digiuni e suppliche notte e giorno, e nonostante l’età avanzata, questo non le impediva di servire il Signore con perseveranza e solerzia. Giuseppe e Maria, felici di questa esperienza e di quanto è avvenuto nel tempio, sono rinfrancati dal fatto che hanno la conferma che il loro figlio è Colui del quale parla la Scrittura e che Dio aveva promesso. Dopo che Giuseppe e Maria ebbero adempiuto i riti di purificazione e di presentazione, tornarono in Galilea a Nazareth, luogo dove Gesù crebbe. La narrazione di Luca omette la visita dei magi e la fuga in Egitto, che invece viene riportata da Matteo e che andremo a vedere con il prossimo capitolo.
3 - CHI SONO I PROFETI?
Il profeta è il portavoce di Dio, colui il quale porta un messaggio di avvertimento o di ammonimento da parte Sua, poiché è animato dal Suo Spirito ed ha una parola da rivolgere da parte di Dio. Amos 3:7,8 «Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti. Il leone ruggisce, chi non temerà? Il Signore, Dio, parla, chi non profetizzerà? ». Il profeta annuncia sempre la Parola che Dio manda, lasciando al destinatario del messaggio il tempo necessario per riflettere e scegliere il da farsi. Egli esprime il consiglio o il giudizio di Dio e a volte predice anche il futuro. La parola del profeta in alcuni casi è rivolta ad un gruppo di persone (il popolo di Dio o chiesa), a volte alla singola persona. Solitamente il profeta è mandato per esortare o riprendere o perché c’è apostasia in corso, chiamando il popolo o il singolo al ravvedimento. Il profeta non sempre porta un messaggio di sventura o rimprovero, annuncia anche lieti eventi, prosperità e benessere sul popolo, se questo sta adempiendo la volontà del Signore. La Bibbia, seppur scritta da uomini non è parola di uomini, ma Parola di Dio. 
2 Pietro 1:21 «Nessuna profezia infatti è mai proceduta da volontà d’uomo, ma i santi uomini di Dio hanno parlato, perché spinti dallo Spirito Santo».
2Timoteo 3:16a. «Tutta la Scrittura è divinamente ispirata…».
La figura del profeta è indispensabile per il popolo di Dio, il suo ruolo e quello di fare da tramite tra il Signore e il popolo. Questa figura è sorta in seguito al peccato che ha separato l’umanità da Dio; quindi, l’uomo non può più né vedere né sentire l’Eterno personalmente. Isaia 59:2 «ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto». 1Timoteo 6:16 «il solo che ha l’immortalità e abita una luce inaccessibile che nessun uomo ha mai visto né può vedere, al quale sia l’onore e il dominio eterno. Amen». Dio, per ovviare a questo problema si manifesta ad alcune persone con un sembiante che l’uomo può sopportare per stare alla Sua presenza e ricevere le Sue direttive; ovviamente non tutti i profeti hanno “visto” Dio faccia a faccia, alcuni di loro hanno parlato con Dio tramite sogni e visioni, poiché sospinti e guidati dallo Spirito Santo.
Numeri 12:6 «L’Eterno quindi disse: «Ascoltate ora le mie parole! Se vi è tra di voi un profeta, io, l’Eterno, mi faccio conoscere a lui in visione, parlo con lui in sogno».
Tutti i profeti hanno scritto secondo quello che è stato loro mostrato e nessuna parola contenuta nella Bibbia è stata dettata. Gli autori biblici differiscono per cultura e formazione e la loro opera compiuta in un così lungo periodo di tempo varia nello stile letterario. Alcuni di questi autori erano molto colti, altre persone molto semplici, alcuni erano stati educati per essere re, altri si guadagnavano il pane con il duro lavoro dei campi o degli armenti. È importante sapere che il Signore ha ispirato i concetti non le singole parole da usare, ogni autore scrive con la conoscenza e la cultura del suo tempo. Dio scende sempre al nostro livello e permette al profeta di scrivere secondo le sue conoscenze ed il suo vocabolario; ed è per questo che quando leggiamo la Bibbia dobbiamo tener conto del linguaggio antropomorfo (far parlare Dio come un uomo) che usano alcuni profeti. L’antropomorfismo è attribuire qualità umane, fisiche, intellettuali, morali alla divinità. Esempio: Dio «gioisce» (Sofonia 3:17), ha «disgusto» (Salmo 95:10), è «geloso» (Esodo 20:5), «si pente» (Genesi 6:6-7), si «vendica» (1 Samuele 24:13), «odia o detesta» (Salmo 5:5) e manifesta la sua «ira» o la sua «collera» (Esodo 34:6; Giobbe 9:13). È evidente che queste sono espressioni antropomorfe; designano gli stati d’animo dell’uomo, della nostra realtà, ma sono attribuiti a Dio per esprimere i suoi sentimenti e rendercelo accessibile, comprensibile, vicino. Nessuna di queste parole però riflette esattamente la vera natura di Dio, ma soltanto un’idea di ciò che il profeta vuole farci comprendere.
4 - DOMANDE PER RICORDARE E RIFLETTERE
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Secondo la legge mosaica, cosa avveniva nell’ottavo giorno dalla nascita di un figlio?
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Quale rito doveva compiere una madre dopo 40 giorni dalla nascita del figlio maschio?
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Cosa rivela l’offerta di Giuseppe e Maria sulla loro condizione economica?
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Quali animali servivano per l’olocausto, e quali portarono Giuseppe e Maria?
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Come si chiamano i profeti che Giuseppe e Maria incontrano al tempio?
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Cosa apprendono Giuseppe e Maria sulla vera identità di Gesù?
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Cosa vuol dire essere profeta? Qual è la missione del profeta?
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